Il disturbo evitante di personalità 27 Luglio 2017 – Posted in: Blog - I Colori dell'Anima

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Il disturbo evitante di personalità

Il disturbo evitante di personalità ha come caratteristica basilare l’idea fissa da parte della persona di non valere granchè; tutto questo lo porta a provare un incredibile senso di inadeguatezza all’interno delle proprie relazioni, vivendo sempre con la paura di venir criticato o escluso dagli altri.

Al fine di non trovarsi in queste esperienze spiacevoli, la persona con disturbo evitante di personalità cerca di vivere in maniera molto riservata cercando il ritiro sociale. La persona evitante è disposta a vivere una vita piatta e priva di stimoli pur di mettersi al riparo dal rischio di esporsi al giudizio degli altri, sentendosi inadeguato.

Inevitabilmente queste presone molto difficilmente riescono a costruirsi un gruppo di amici con i quali condividere la propria vita e anche sul lavoro cercano di rimanere ai margini anche a scapito della carriera. Ovviamente sarebbe una grande gioia per loro poter tessere relazioni, avere un partner e molti amici al lavoro, ma la paura del giudizio negativo e del rifiuto li portano a rinunciare a tutto questo pur di vivere “ in pace”.

Come si manifesta il disturbo evitante di personalità

I soggetti con disturbo evitante di personalità solitamente hanno vari problemi relazionali a cui si associa un forte senso di inadeguatezza e paura del giudizio (sicuramente) negativo degli altri; in conseguenza di ciò vivono in maniera molto ritirata, evitando al massimo il contatto con le altre persone. Solitamente l’unico tipo di relazioni che intrattengono queste persone sono quelle con i familiari più stretti, con i quali tendono a sentirsi maggiormente protetti. Queste persone pur sentendo come tutti una forte spinta verso le relazioni sociali, inibiscono questo impulso per preservarsi dal dolore in quanto sono certi che le altre persone li rifiuteranno. Ovviamente tutto questo viene vissuto con grande malessere, senso di vuoto e di esclusione dalla vita degli altri che viene vissuta quasi come fosse un film di cui loro sono spettatori.

Tanto nella relazione con gli amici quanto nella coppia non riescono a condividere sé stessi per paura del giudizio. Vivono costantemente il disagio del non esser visti o considerati in quanto ritenuti persone di poco valore dagli altri e nel relazionarsi si sentono incapaci di mantenere un discorso non ritenendosi persone interessanti o attraenti. In conseguenza di ciò le persone con disturbo evitante di personalità fanno spesso ricorso all’evitamento come principale comportamento a difesa di sé stessi e dalle emozioni negative che gli provoca il rapporto con gli altri. Paradossalmente, continuando ad evitare le relazioni per paura di non essere capaci a gestirle, nel tempo si ritrovano veramente ad avere meno dimestichezza dei loro coetanei nel campo relazionale vedendo quindi avversarsi quella che inizialmente era solamente una paura indotta dal disturbo evitante.

Per riuscire a vivere dei bei momenti e a gratificarsi, le persone con disturbo evitante di personalità tendono a coltivare interessi ed hobby solitari che quindi non implicano il rischio del contatto con le altre persone. Alle volte ricorrono anche all’uso di sostanze per tenere a bada il malessere che sentono dentro di loro. Questo stile di vita così piatto e ripetitivo può in alcuni casi sfociare nella depressione.

Nei rari casi in cui le persone evitanti riescono ad intrecciare una relazione, tendono a comportarsi in maniera piuttosto sottomessa per paura di perdere anche quell’unico amico. Tendono quindi ad attaccarsi moltissimo alla persona, facendo di tutto per rinsaldare la loro amicizia. Questa situazione di repressione delle emozioni negative dell’evitante nei confronti dell’amico può portare a scatti di rabbia e a sensazioni di frustrazione dati dal fatto di vivere il rapporto di amicizia o di coppia come unica via di uscita da una vita altrimenti vissuta in solitaria.

Come capire se si soffre di disturbo evitante di personalità

La persona con disturbo evitante di personalità, come detto, tende a sentirsi costantemente inadeguato nei confronti degli altri, tende ad isolarsi o a frequentare al massimo i suoi familiari perché dentro di sé ha la sensazione che la vita non gli riserverà niente di buono.

Questo stile di vita ovviamente non può piacere a nessuno, e l’evitante non fa eccezione. Tuttavia, ogni qual volta tenta un approccio relazionale con qualcuno, tende a ritrarsi per paura di esser rifiutato in quanto non si ritiene all’altezza del confronto, finendo per comportarsi realmente in maniera impacciata prima di darsi alla fuga.

Distinguere per comprendere (Diagnosi differenziale)

Visto che come in ogni disturbo di personalità alcuni tratti possono sovrapporsi con altri presenti in disturbi differenti, è utile fare alcune distinzioni per non fare confusione.

È necessario distinguere il disturbo evitante di personalità dai disturbi d’ansia e dalla depressione, che nell’evitante sono fasi a carattere transitorio solitamente in risposta a situazioni che ritengono problematiche o stressanti.

Anche nel disturbo schizoide di personalità la persona non desidera costruire delle relazioni, ma al contrario dell’evitante lo schizoide ama la solitudine e non è interessato al giudizio degli altri. Nella fobia sociale si ha in comune con l’evitante la bassa autostima e l’ansia dovuta alla paura del giudizio degli altri, ma l’evitante è a disagio in ogni situazione sociale relazionale, mentre nella fobia sociale l’ansia è presente soltanto in caso di prestazione sociale. Il disturbo dipendente di personalità ha paura del rifiuto come l’evitante, ma il dipendente ha soprattutto paura dell’abbandono. Sia l’evitante che il paranoideo tendono a non saper leggere il giudizio degli altri, ma mentre il paranoide lo percepisce esclusivamente come minaccioso, l’evitante tende a credere di essere sempre oggetto di giudizio negativo.

Le cause del disturbo evitante di personalità

L’esordio del disturbo evitante di personalità avviene nella tarda adolescenza e nella prima età adulta. In alcuni casi piuttosto rari, una forte timidezza nell’infanzia può poi radicarsi in età adolescenziale in un vero e proprio disturbo evitante.

Alcuni fattori di rischio sono storie di abusi fisici, rifiuto da parte delle figure genitoriali, esperienze di vita precoci che hanno portato il bambino ad un enorme desiderio di esser accettato ed a una intolleranza verso le critiche. Infine storie di rifiuto da parte del gruppo dei pari.

Nella prima scolarizzazione, ad esempio, un bambino che divenisse oggetto di scherzi e umiliazioni assortite da parte del gruppo dei pari potebbe sviluppare la tendenza a rifugiarsi nel mondo familiare visto come maggiormente rassicurante rispetto ai pericoli e ai rifiuti  riscontrati all’esterno.

Le conseguenze del disturbo evitante di personalità

Le conseguenze come sempre variano a seconda della gravità con cui si manifesta la patologia. Vi sono molti casi di persone con disturbo evitante di personalità che riescono in ogni caso a costruire delle relazioni almeno sufficienti sia in ambito privato che in ambito lavorativo. Anche in questi casi, comunque, si tratta di vite che contengono molte rinunce, sia sul piano della carriera che delle relazioni, per evitare il confronto e quindi il rifiuto. Anche gli evitanti meglio inseriti si limitano solitamente a vivere poche relazioni abituali con i familiari e un paio di amici. Ovviamente se per una qualunque ragione il loro schema relazionale viene a mancare, il rischio è quello di andare incontro ad episodi di ansia, rabbia e depressione.

Uno dei motivi che porta queste persone ad andare in terapia è solitamente il tono dell’umore depresso che in alcuni casi può anche aggravarsi a tal punto da far comparire idee di carattere suicidario. Come già detto in precedenza, a volte una della modalità utilizzate dagli evitanti per ridurre il loro malessere interiore è l’abuso di sostanze, questa condotta poi non fa altro che aumentare l’isolamento del paziente che giudicandosi negativamente fa scendere ancor di più l’asticella della propria autostima.

In molti altri casi, tuttavia, il paziente evitante tende ad accettare la propria condizione e si rassegna a vivere una vita in solitudine oscillando tra il piacere del sentirsi protetto dal pericolo del rifiuto degli altri, ed il rimpianto di una vita relazionale mai decollata.

Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione. Convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio.

La terapia per il disturbo evitante di personalità

Per affrontare al meglio il disturbo evitante di personalità è fondamentale cominciare un percorso di psicoterapia che può essere svolta sia a livello individuale che gruppale. Lo scopo dell’intervento psicoterapico è quello di aiutare la persona a conoscere le radici del suo imbarazzo sociale per riuscire ad affrontare con maggiore serenità le relazioni con gli altri.

La terapia di gruppo, magari dopo aver portato a termine un percorso individuale, può aiutare chi soffre di disturbo dipendente di personalità ad imparare a interpretare correttamente l’atteggiamento che gli altri hanno nei suoi confronti e a capire che la critica non è assolutamente l’unica reazione possibile che ci si deve aspettare dal prossimo.

Anche l’utilizzo di tecniche di rilassamento come il training autogeno possono essere di aiuto per imparare a gestire l’ansia che pervade le persone con disturbo evitante durante le situazioni a carattere sociale.

Infine anche l’EMDR in molti casi, risulta essere rapida ed efficace per sciogliere quei nodi legati ad esperienze traumatiche che hanno impresso tra le nostre emozioni la paura del rifiuto.

Per approfondire

  • Disturbi gravi della personalità. Otto Kernberg, Bollati Boringhieri, 1988, Torino.
  • Scusate il disturbo, una versione umoristica della personalità. L. Recanatini, Alpes Italia, 2008, Roma.
  • EMDR revolution. Cambiare la propria vita un ricordo alla volta. Una guida per i pazienti. Croitoru , Mimesis, 2015, Milano.

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