Metafore per riflettere: La vita è una questione di tara 24 Febbraio 2016 – Posted in: Blog - I Colori dell'Anima

escher-mani

 

E’ venuta l’ora che io cerchi una definizione complessiva per il mio lavoro; proporrei questa: la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio. In questa conferenza cercherò di spiegare – a me stesso e a voi – perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto.

Italo Calvino[1]

[1] I. Calvino Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio”, Garzanti, Milano 1988.

Ho deciso di cominciare questa riflessione partendo dalle parole usate da Calvino nelle Lezioni Americane, un testo che ritengo fondamentale e che consiglio di leggere e rileggere fino allo sfinimento. Le sue parole infatti, spiegano sicuramente meglio delle mie in cosa consiste il lavoro che si fa insieme ad uno psicoterapeuta: l’alleggerimento dello spirito.

Molto spesso nel mio lavoro mi imbatto in persone che mi raccontano di non riuscire a sostenere il peso di una determinata situazione facente parte di un’area della loro vita personale. Che si tratti del lavoro, della vita di coppia, delle amicizie o di qualunque altro tipo di circostanza, il problema che mi viene presentato è sempre il medesimo:

Non riesco a sostenere il peso di questa situazione!

Partiamo dal presupposto che, è evidente come a volte ci si possa trovare in determinate situazioni che risultano più faticose da sostenere tanto per il nostro corpo quanto per il nostro spirito rispetto ad altre.

Detto questo è interessante notare come non esista la possibilità di attribuire un peso oggettivo ad una determinata circostanza. Se infatti osserviamo come tre persone diverse reagiscono ad una medesima circostanza, noteremo immediatamente come ogni risposta messa in atto da ogni singola persona sia differente da quella delle altre.

Questo accade perché ciascuno di noi, durante la sua vita, è stato tarato in maniera diversa.

Cosa intendo esattamente per tara?

La tara è quell’insieme di relazioni, esperienze, aspettative e valori che si affastellano dentro di noi durante il corso della nostra esistenza. Si comincia in famiglia, assimilando i valori fondanti del nostro nucleo di appartenenza, si prosegue instaurando le relazioni con i pari a scuola e poi sul lavoro, nella coppia e così via. Qualunque esperienza positiva o negativa che ci troviamo ad affrontare durante la nostra vita contribuisce a modificare i valori di riferimento della nostra tara. Ed è tramite questa istanza interiore che noi attribuiamo un determinato peso ad una determinata situazione.

La sofferenza sorge quando, in corrispondenza di un determinato evento, per tutta una serie di ragioni la nostra tara non riesce ad attribuire il giusto peso alle circostanze che ci troviamo ad affrontare.

Quando ad esempio leggiamo sul giornale di un ragazzo che, in seguito ad un brutto voto preso a suola tenta il suicidio, la nostra prima reazione è sempre quella di non riuscire a spiegarci come sia possibile una simile reazione per una cosa tanto banale come questa.

La risposta a queste considerazioni si trova esattamente nella tara con la quale quel ragazzo ogni giorno pesa tutto ciò che gli accade: le sue considerazioni riguardanti le proprie capacità, l’importanza di essere all’altezza dei compagni, o ancora le aspettative che sente riversate su di sé dalle persone che lui ritiene importanti. Tutti questi e molti altri sono i parametri della tara con la quale ciascuno di noi “pesa” la propria esistenza.

Ovviamente la maggior parte di noi non è consapevole di quali possano essere le falle nella propria tara (la maggior parte delle persone a dire la verità non sa nemmeno di averla una tara), molto spesso infatti siamo inconsapevoli del fatto che una determinata situazione ci stia “settando” in maniera errata. Accade e basta.

Soltanto un percorso di presa di coscienza di noi stessi, e di quelle che sono le aree nelle quali risultiamo “starati”, può aiutarci ad evitare che un peso da un chilo ci risulti pesante un quintale.

Lavorare su noi stessi è, a mio parere, il modo migliore per riuscire ad affrontare gli eventi della vita in una maniera funzionale alla serenità nostra e di chi cammina al nostro fianco. Liberarsi dei carichi in eccesso che rendono eccessivamente ostico il nostro cammino, richiede la presa di coscienza dell’esistenza di tale fardello.

Come vedremo in altri articoli, troppo spesso, la mancanza di autoconsapevolezza, genera esistenze incapaci di godere appieno delle possibilità che la vita ci offre.