Psiche e pellicola – Il buon cattivo: Hannibal Lecter 22 Marzo 2016 – Posted in: Blog - I Colori dell'Anima
Un testo del Dott. Nicola Zingaro
Io sono di un parere, probabilmente non sarà accettato da tutti quanti, cosa legittima: i film a volte sono meglio dei libri. Mi spiego meglio. Quando si legge un libro una delle cose più comuni che si dice è che lo si fa per potersi estraniare per un secondo dal mondo reale per poter entrare nel mondo che l’autore ha immaginato. Vero, ma a mio parere solo in parte. Quando si immagina lo scenario di un libro lo si fa con il proprio cervello, con i propri dogmi, con i propri archetipi e questo porta a non estraniarsi dal mondo in cui si vive, ma semplicemente ad entrare ancora più in profondità con sé stessi. Ovviamente è una cosa bellissima, ma non si riesce mai a vedere per davvero il mondo con gli occhi di qualcun altro, anche per una crescita personale. Un film invece è in grado di dare queste emozioni perché, per tutta la durata della pellicola, si entra solo nella mente del regista, ovviamente se il regista è bravo nel farlo.
Pensiamo ad uno Stanley Kubrick, il genio per eccellenza del cinema. Così grande da riuscire per ogni singolo fotogramma a far vedere quello che lui voleva che noi vedessimo. Per questo la mia seguente analisi del personaggio di Hannibal Lecter si rifarà molto alla magistrale interpretazione di Sir Anthony Hopkins.
Chi è Hannibal Lecter
Il personaggio di Hannibal Lecter è nato in Lituania nel 1933 da una ricca famiglia aristocratica. Come abbiamo potuto vedere nel film di “Hannibal Lecter – Le origini del male”, egli viveva con una sorella di nome Mischa, suo padre e sua madre in un castello durante la Seconda Guerra Mondiale. Quest’ultima costituirà un significato molto speciale nella vita del piccolo Hannibal. Quando aveva solo 8 anni la sua famiglia decide di trasferirsi in una casetta nel bosco per sfuggire alla guerra. Questo film ci racconta della sua della sua infanzia e inizia con questa scena: la famiglia si sta trasferendo nella casa nel bosco, ma un carro armato sovietico in fuga da un attacco tedesco intercetta la loro posizione e i genitori dei bambini muoiono nella successiva battaglia tra i tedeschi e i sovietici. È da qui che comincia tutto.
Hannibal e Mischa sono testimoni viventi di questa scena e un gruppo di soldati russi rimasti in vita occupano la loro casa. Sono soldati stanchi, irritabili e affamati. Purtroppo in casa non c’è cibo e, dopo essersi consultati tra di loro, decidono di mangiare la piccola Mischa, malata e debole. Il ragionamento che hanno fatto è stato: non è sbagliato mangiare una bambina che sarebbe comunque morta, per permettere a noi di sopravvivere. In più anche il piccolo Hannibal viene nutrito con il corpo della sorella.
Dopo la guerra, 5 anni dopo, scopriamo che Hannibal è tornato nel suo castello, trasformato in un orfanotrofio e ogni notte il suo sonno è tempestato di incubi riguardanti la sorellina. Già da questi primi anni possiamo notare il comportamento antidisciplinare del giovane Lecter. Non obbediva alle regole, non parlava e mostrava molta aggressività. Un’aggressività controllata.
Riuscito a scappare dall’orfanotrofio, si trasferisce in Francia dalla moglie giapponese di suo zio e inizia a studiare medicina. Qui comincia ad apprezzare la cultura nipponica e ad affezionarsi sempre di più a sua zia Lady Murasaki. È proprio in questo scenario che compie il suo primo omicidio (un macellaio che ha mancato di rispetto a sua zia). Decide anche di vendicarsi degli uomini che in passato hanno ucciso sua sorella, ed uno ad uno li trova e li uccide. Qui vediamo anche il suo primo atto di cannibalismo. Decide di mangiare le guance di uno dei soldati arricchite con dei funghi selvatici. Probabilmente i suoi studi di medicina lo hanno reso anche molto curioso nei confronti della carne umana.
Arrestato perché sospettato, viene rilasciato per mancanza di prove e si trasferisce in America per continuare i suoi studi di psichiatria. La mancanza di prove sarà sempre un fattore che permetterà ad Hannibal di sfuggire da ogni accusa, infatti una delle sue più grandi abilità è quella di riuscire a nascondere in maniera oggettivamente perfetta tutti i suoi crimini. La sua mente è sempre lucida, ha il perfetto controllo di tutto quello che accade intorno a lui.
Hannibal Lecter ha diverse passioni oltre alla medicina, ovviamente, apprezza anche la buona cucina, la letteratura e la musica classica. Ed è proprio nel film “Red Dragon” che lo vediamo uccidere un flautista della Orchestra Filarmonica di Baltimora perché da lui ritenuto mediocre. Non si limita a questo, decide anche di servire le interiora del flautista, Benjamin Raspail, ai direttori dell’orchestra.
Dai libri scopriamo che in passato, sempre in America, ha ucciso più di 10 persone. Will Graham, agente dell’FBI, sta appunto indagando su questi omicidi e, per riuscire a delineare un profilo più completo del serial killer, si rivolge ad uno psichiatra di nome Hannibal Lecter. Per una volta Lecter avrà la peggio e sarà catturato da Graham.
Rinchiuso nell’ospedale psichiatrico di Baltimora, i suoi omicidi non si fermano. Riesce ad uccidere anche un’infermiera e un altro paziente situato nella cella accanto alla sua (dato che, a suo parere, il suo comportamento non era educato), ma collabora comunque con la autorità per la cattura di due serial killer (La Fatina dei Denti e Buffalo Bill). Qui abbiamo anche il suo primo incontro con Clarice Starling, donna che risulterà fatale per lui e con cui instaurerà un rapporto molto più sincero e profondo rispetto a tutti quelli che il dottore abbia avuto fino a questo momento. Dopo la cattura di Buffalo Bill riesce ad evadere e trasferirsi a Firenze, dove ha ucciso il curatore di un museo per poter prendere la sua identità e continuare con la sua vita da latitante.
Le giornate a Firenze erano per lui come un sogno, una vacanza, leggeva libri e si stava godendo l’Italia. Tuttavia, questa vacanza è destinata a durare ben poco. I giorni buoni non durano troppo a lungo. Un detective italiano, Rinaldo Pazzi, scoperta la sua vera identità, cerca di venderlo al miliardario Mason Verger. Mason Verger era la quarta ed unica vittima sopravvissuta di Hannibal e il suo unico desiderio è la vendetta. Mason Verger è un soggetto molto interessante, sviluppa al tempo stesso un’ossessione cronica e un odio profondo nei confronti del suo carnefice. Ucciso Rinaldo Pazzi, Hannibal torna in America dalla sua amata Clarice ed è proprio qui che viene catturato dagli uomini di Verger, insieme alla Starling. Riuscito nuovamente a scappare, dopo aver ucciso Verger e salvato Clarice, quest’ultima lo ammanetta a sé e lui, per liberarsi dalla presa, si amputa una mano e fugge.
È interessante notare il cambiamento del finale rispetto al libro; infatti mentre il film si conclude con la sparizione di Hannibal dopo aver “salvato” Clarice, nel romanzo tra i due nasce una relazione sentimentale molto forte che li porta a girare il mondo, sempre in incognito e in fuga.
Ora, passiamo ad una breve analisi del personaggio. Hannibal Lecter è un serial killer cannibale. Possiede fascino, intelligenza, raffinatezza e avversione per le cattive maniere.
I continui incubi vividi che Hannibal ha su sua sorella potrebbero indicare che il giovane uomo è affetto da disturbo post-traumatico da stress. Per poter fare una diagnosi di DPTS una persona deve essere stata esposta ad un evento traumatico e se ipotizziamo che all’epoca dei fatti Hannibal non aveva ancora tendenze psicopatiche potrebbe essere giusto affermare che essere testimone dell’omicidio di sua sorella può essere considerato come evento traumatico.
Altre caratteristiche del DPTS sono flashback ricorrenti e persistenti, sogni o reazioni psicologiche a qualsiasi richiamo dell’evento traumatico. Sappiamo inoltre che il DPTS può portare ad una capacità ridotta, o addirittura una completa incapacità, a sentire certe emozioni. Come possiamo notare abbiamo il quadro completo di questi sintomi. Nonostante questo però la sola diagnosi di DPTS non basta per dare un’idea completa del suo profilo psicologico, troppo complesso per essere spiegato con un solo disturbo.
La conclusione che viene data anche nei romanzi è che il dottore è uno psicopatico puro. Quando sentiamo parlare Hannibal ci rendiamo pienamente conto di come egli abbia un grandioso senso di sé, ha una immagine della sua persona quasi divina. Rientra perfettamente nella definizione di personalità narcisistica, per cui le persone sono caratterizzate da senso di superiorità, mancanza di empatia ed esigenza di ammirazione (Lecter stesso per esempio non si era sbarazzato di una lettera che la Fatina dei Denti gli aveva scritto e che lo ha incriminato solo perché era piena di complimenti). Continuando con la definizione vediamo come, dal momento che si vedono superiori agli altri, spesso credono di essere autorizzati a soddisfare i propri bisogni senza attendere (notare la decapitazione del macellaio per l’offesa fatta alla zia) e alcuni dei modi che usano per farlo sono, ad esempio, lo sfruttamento gli altri, i cui bisogni e opinioni vengono ritenuti di scarso valore (lo stesso Lecter non vede di buon occhio gli altri psichiatri).
Un altro elemento degno di nota è il suo mentire patologico. Spessissimo Lecter mente, non dicendo mai chiaramente ciò che pensa e ciò che sa. Ma probabilmente fa questo come meccanismo di difesa, infatti ogni volta che mente si eleva rispetto all’altro e fa di tutto per venire adorato e ricevere qualcosa dallo scambio. Mente al fine di proteggere se stesso e la sua immagine. In Analisi Transazionale potremmo dire che il cannibale mette in pratica un gioco perverso, al fine di giungere al suo tornaconto personale. Utilizzando sempre questi giochi riesce a manipolare l’altro. Il dottore utilizza gli stessi meccanismi del narcisista maligno, manipolatore. Difatti la sua natura manipolatrice è uno degli attributi più importanti della sua personalità.
Un altro tratto caratteristico di Hannibal è il suo bisogno di ricevere attenzioni. Persino quando è in cella cerca sempre un modo per esserne al centro, collaborando con il killer per uccidere Graham o facendo giochi particolari con Clarice prima di darle le informazioni di cui ha bisogno. Queste caratteristiche rientrano in un altro disturbo di personalità, infatti le personalità istrioniche presentano una notevole instabilità nei rapporti sentimentali (il dottor Lecter non ha mai mostrato nessun tipo di interesse verso nessuno, se non per la sua defunta sorella, la zia e Clarice, di quest’ultima approfondiremo la simbologia successivamente) e lavorativi (per quanto gli interessi il suo lavoro di psichiatra tende sempre a dare importanza anche ad altri campi) in quanto tendono facilmente alla noia (ecco il motivo dei giochi) e non sopportano cali di attenzione (tende sempre a mettere in pratica delle azioni in cella, che, per quanto possano portarlo a punizioni e divieti, gli permettono di essere al centro dell’attenzione), il che li spinge alla continua ricerca di nuovi stimoli (le chiacchierare con Clarice, ad esempio). Vediamo quindi come la noia che prova lo spinge a prolungare le indagini per la sua stimolazione e il suo coinvolgimento.
Il personaggio sembra mostrare una specie di mancanza di rimorso o di senso di colpa. Non ha mai negato ciò che ha fatto e parla apertamente e con orgoglio dei suoi crimini, perché è convinto del fatto che ciò che ha fatto non sia sbagliato. Era realmente convinto che le sue vittime meritavano la fine che hanno fatto, a partire dagli assassini di sua sorella. Questo però non deve farci cadere nell’errore di pensare che Hannibal sia emotivamente superficiale, infatti prima della morte di sua sorella lo vediamo prendersi cura di quest’ultima e amarla davvero. Inoltre uno dei suoi primi omicidi è quello di un pedofilo e questo ci potrebbe fare pensare che egli abbia un senso di protezione verso i bambini, derivante probabilmente dall’essere stato testimone della morte di sua sorella. Ecco che questo ci fa chiaramente notare come egli sia stato profondamente traumatizzato dall’evento e, da quel momento in poi, il bambino Hannibal smetterà di esistere per far nascere un essere totalmente diverso, un uomo la cui gamma emotiva può sembrare superficiale, ma la sua capacità di comprendere le emozioni degli altri e utilizzare le loro emozioni come beneficio di se stesso fa intuire che egli sia in grado di comprendere l’empatia ma non di mostrarla.
Presenta inoltre caratteristiche cognitive elevatissime: un altissimo Quoziente Intellettivo, la capacità di pianificare le sue azioni a lungo termine e decisioni calcolate con precisione minuziosa. In generale possiamo far rientrare il personaggio nella categoria psicopatico, ma ci sono degli elementi contrastanti. Secondo la definizione, infatti, uno psicopatico risulta caratterizzato principalmente da un deficit di empatia e di rimorso, emozioni nascoste, egocentrismo e diverse forme di inganno. Gli psicopatici sono fortemente propensi ad assumere comportamenti devianti e a compiere atti aggressivi nei confronti degli altri e ad essere orientati alla criminalità più violenta. Nonostante questo gli psicopatici normalmente razionalizzano il proprio comportamento, incolpando qualcun altro e omettendo qualsiasi responsabilità, cosa che il dottor Lecter non fa, dato che è pienamente soddisfatto delle sue azioni. Inoltre non provano alcuna emozione verso gli altri, dimostrano mancanza di tatto, insensibilità e disprezzo. Anche qui abbiamo dei comportamenti del dottore che non trovano conferma, infatti ha una profonda relazione con Clarice che apprezza profondamente. La psicopatia viene anche descritta come impulsività allo stato puro, però Hannibal mostra solo a volte queste caratteristiche, per il resto del tempo tende a pianificare ogni suo singolo passo. Per rientrare sempre in questo quadro abbiamo conferme su una certa correlazione tra la psicopatia, il disturbo antisociale, la personalità istrionica e la personalità narcisistica.
Viste queste definizioni potremmo dire che il personaggio di Hannibal Lecter non sembra essere uno psicopatico nel senso diagnostico stretto del termine.
I problemi sono nati quindi con l’omicidio di sua sorella, con un primo DPTS, questo ha modificato la sua visione del mondo, rendendola tragica e buia. Successivamente, durante il periodo di vita con la zia ha sviluppato un disturbo narcisistico di personalità.
Il ruolo di Mischa è molto importante. Nonostante non possiamo identificarla come unica causa della patologia di Lecter, sappiamo che il suo ruolo è centrale. Non possiamo neanche parlare di disturbi causati da mancanza di cure in età infantile perché, come vediamo dalle prime scene di “Hannibal Lecter – Le origini del male”, i bambini sono stati cresciuti in maniera corretta e funzionale dai genitori. Ovviamente ci sono molte cose che ignoriamo, come ad esempio precedenti casi di patologie nella sua famiglia, questo per poter dare come possibile causa anche un dato genetico.
Come abbiamo già detto il primo sintomo di psicopatologia visto in Hannibal è il suo mutismo, in cui si è chiuso per 5 anni dopo gli eventi traumatici. Sostanzialmente quasi tutti gli omicidi di Hannibal sono mossi da un sentimento di disgusto, dato che gli uccisi in un modo o nell’altro, hanno mancato di rispetto a lui, alle persone a cui tiene o, più in generale, alla razza umana. Ci sono solo alcune eccezioni, come gli omicidi degli agenti di polizia per poter evadere dal carcere o l’omicidio di un turista per potersi appropriare dei suoi vestiti. Analizziamo per un momento il tratto saliente che ha reso famoso il personaggio: il cannibalismo. La prima volta che lo vediamo compiere questo gesto è inconsapevole. I soldati russi lo costringono a mangiare la sorella per non morire. Possiamo quindi immaginare che il cannibalismo rappresenti in qualche modo una rivincita dell’omicidio di Mischa.
Come lo stesso Graham fa notare, i serial killer solitamente raccolgono dei trofei delle proprie vittime, ma Hannibal no. Anche se, in fondo, non è del tutto corretto. Infatti Hannibal ha, in qualche modo, raccolto la loro carne in se stesso. Non manca ovviamente una certa classe nel fare questo, infatti accompagna sempre i suoi pasti con contorni sofisticati e vini di grande valore. Anche questo è un fattore da notare perché va contro il principio con cui i soldati hanno mangiato la sorella. Essi infatti l’hanno fatto in maniera rozza, mentre Hannibal, rifacendosi alle sue origini aristocratiche, lo fa sempre con eleganza, quasi a voler mettere un muro tra lui e i primi carnefici che ha conosciuto, facendo capire lo spessore diverso che li distingue. Questo criterio è utilizzato anche nella scelta delle vittime, che sono sempre uomini che, in un modo o nell’altro, stanno facendo qualcosa da lui ritenuto disgustoso. Potremmo anche pensare che il modo in cui Hannibal li cucina e li serve sia una specie di redenzione della vittima, che viene innalzata ad un livello superiore, ossia dalla loro misera vita ad un grande ed elegante piatto prelibato.
Il ruolo di Clarice è molto importante nella vita di Hannibal. Arriva quando lui è in carcere e non ha modo di vedere regolarmente persone e comunicare con loro. Clarice lo stimola fin dall’inizio. Hannibal utilizza come pretesto la sua conoscenza del serial killer che l’FBI sta cercando per raccogliere informazioni su di lei. Ha anche mostrato dei segnali di galanteria nei suoi confronti, offrendole come cena il cervello di un uomo che l’aveva insultata. Clarice è la seconda donna per cui Hannibal mostra il suo interesse dopo Lady Murasaki. Potremmo anche dire che Clarice è così importante per Hannibal perché gli ricorda sua sorella Mischa e quindi si comporta in questo modo protettivo con lei per evitare che faccia la stessa fine della sua amata sorellina.
La figura di Hannibal Lecter non è facile da analizzare, il suo creatore ha sparso di indizi ogni libro, indizi che sono nascosti e molto spesso passano inosservati. Dare un quadro diagnostico completo di quest’uomo risulta essere una sfida appetitosa. Possiamo quindi dire che tutto ciò che egli è, sarà sempre un enigma per le future generazioni di lettori e di spettatori.
Bibliografia
Biondi, M., & Maj, M. (Eds.). (2014). DSM-5: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Milano: Raffaello Cortina Editore.
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Stewart, I., & Joines, V. (2000). L’analisi transazionale: Guida alla psicologia dei rapporti umani.
Milano: Garzanti.