Tempo e anima 2 Agosto 2016 – Posted in: Blog - I Colori dell'Anima

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Siamo ormai a pieno titolo entrati nella stagione delle vacanze. Mai come in questo periodo il concetto di tempo assume un’importanza fondamentale per tutti noi.

Quanto tempo manca per andare in ferie?

Quanto tempo dureranno le mie ferie?

Che tempo farà?

Farò in tempo a vedere e fare tutto quello che mi sono prefissato?

Queste e molte altre sono le domande che spesso ci troviamo a fare quando ormai manca poco alle agognate vacanze. Sono tutte domande assolutamente lecite ma al loro interno contengono un pericoloso trabocchetto, la schiavitù ormai acclarata dell’uomo nei confronti del tempo cronologico, a scapito del fondamentale tempo cairologico.

Il tempo cronologico

Il tempo cronologico è stato creato dall’uomo per far si che si avesse una mappa dell’infinito, quest’ultimo a sua volta ci appare come il confine all’interno del quale esistiamo tutti noi. L’uomo, nato all’interno dell’infinito, ha quindi creato il tempo cronologico per orientarsi in questo flusso temporale senza inizio né fine.

La creazione del tempo cronologico è risultata sicuramente fondamentale per costruire nel tempo, l’organizzazione della nostra vita così come la conosciamo, tuttavia, oggi come oggi mi sento di dire che siamo andati oltre quella che era una legittima esigenza di organizzazione.

Il tempo misurante è infatti diventato quello degli oggetti che hanno sconfitto la persona, è il tempo del lavoro che vuole produrre gli oggetti che in teoria dovrebbero aumentare il benessere collettivo ma che in realtà non fanno altro che allontanarci sempre di più dalla nostra essenza, dalla nostra imprevedibilità, e quindi dalla nostra anima.

Questa adesione totale a quelli che sono i dettami del tempo cronologico ha prodotto in noi una dipendenza dal suo ordine imposto che oggi come oggi è forse la più grande forma di totalitarismo silente della storia.

Il tempo cairologico

Abbiamo completamente perso la capacità di sprofondare nel tempo cairologico, il tempo della soggettività e della persona, il tempo dell’anima e del caos, all’interno del quale l’unica misura in grado di dare significato alla nostra esistenza è l’affettività, la relazione.

È come se il tempo psichico, in quanto non misurabile e quindi non sottomettibile alla tecnica, fosse diventato un nemico da eliminare, da osservare mentre agonizza lentamente sotto i colpi che il sistema cronologico gli infligge da ormai molto tempo; un avversario imprevedibile ed in grado di contrapporsi al tempo lineare scandito dai ritmi della produttività[1].

Nonostante i continui tentativi di sottomissione del tempo cairologico, questo rimane, resiste negli anfratti della società che lotta per creare uno spazio dove l’anima possa ancora esprimersi. Il tempo cairologico esiste nell’arte, nei sogni, nell’amore (e nel dolore) vissuto pienamente, e ancora nel mondo fantastico dell’immaginario collettivo che non può essere assolutamente quello che ci mostra la bacheca di un social network.

La bacheca di un social network è veramente quanto di più lontano ci sia dalla nostra anima e dalla sua imprevedibilità, i suoi algoritmi ci mostrano infatti solo ciò che vogliamo vedere, non c’è alcuna possibilità di sorpresa, di stupore, nessuna possibilità di Relazione e quindi di creazione di significato, nella continua illusione di conoscere ciò (e chi) invece a malapena RI-conosciamo[2].

Il tempo dell’anima

Queste mie considerazioni vogliono essere soltanto uno spunto di riflessione per tutti quelli che si apprestano a trascorrere un periodo di vacanza (ma ovviamente anche per tutti quelli che non stanno partendo ora) durante il quale, almeno in teoria il tempo dovrebbe allentare un po’ la sua presa. Perché il rischio di rimanere invischiati all’interno del tempo cronologico anche durante i momenti di relax è ormai per tutti noi veramente alto, come chi, durante i concerti, passa più della metà del suo tempo a guardare la sua star preferita attraverso lo schermo del suo smartphone invece di vivere l’ebbrezza irripetibile dell’istante che ora c’è e che adesso fa già parte del passato.

Riflettiamo insieme durante le nostre vacanze sull’importanza di affiancare al seppur funzionale tempo cronologico, un ancora più importante spazio per il tempo della nostra anima ormai sempre più assetata di attenzione. Gustiamoci i silenzi e i rumori bianchi che la natura ci regala (sempre più spesso soppressi dalla musica presente ad ogni ora in quasi ogni luogo di villeggiatura…), gustiamoci il rumore del mondo. Smettiamo di far foto ai tramonti e ricominciamo a guardarli e ad ascoltare come risuonano dentro di noi, godiamoci che effetto fa mangiare un piatto speciale condividendolo con qualcuno di ancora più speciale senza il bisogno di condividerlo con altre 600 persone che probabilmente non sono poi così speciali per noi.

Il mio augurio per me e per tutti voi che leggete, è che queste vacanze ci siano di aiuto per ricongiungerci con la nostra parte vibrante, la nostra parte viva e sana, che aspetta soltanto un cenno di assenso da parte nostra per scatenare tutta la sua gioia. Date spazio a quella parte che durante tutto l’anno cercate nei vostri corsi di yoga, di teatro, di meditazione, nelle psicoterapie, nei gruppi di aiuto e più in generale in tutte quelle attività che a torto o ragione servono a farvi sentire meglio, nonostante tutto. Date spazio a Voi.

[1] Per approfondire l’argomento del tempo consultare: P. Andreoni, “ Tempo e lavoro”, Bruno Mondadori Editore, 2005, Milano.

[2] Per maggiori delucidazioni a riguardo, consultare i testi del Prof. Mario Pollo, viatico fondamentale della mia formazione personale e culturale.

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