Conoscere i chakra V 24 Aprile 2020 – Posted in: Blog - I Colori dell'Anima, Chakra

Il primo chakra- prima parte

Liberamente tratto da “ La psicologia dei chakra” di Anodea Judith

CARATTERISTICHE FONDAMENTALI: corpo, fondazione, sopravvivenza, radici, collegamento, nutrimento, fiducia, salute, casa, famiglia, prosperità.

Il primo chakra è chiamato Muladhara che tradotto significa radice, si trova alla base della colonna vertebrale ed è il fondamento dell’intero sistema dei chakra. La posizione che occupa è di grande importanza, infatti senza fondamenta forti non si può realizzare nulla. Le fondamenta infatti sono essenziali per definire la forma della struttura sovrastante, determinando quello che può sostenere, quanto può divenire alta e quanto sarà resistente.

L’elemento che impregna queste fondamenta è l’istinto di sopravvivenza, un istinto primitivo che assicura il funzionamento del programma di base della nostra esistenza. Quando questo istinto viene soddisfatto diventa una routine che lavora in background permettendo alla nostra coscienza di impegnarsi in altro; quando invece viene minacciato domina tutte le altre funzioni della nostra coscienza tenendo il corpo in un perenne stato di allerta iperstimolata, intriso dagli ormoni dello stress che attivano il sistema simpatico e quindi la risposta istintiva del fuggire-combattere. La persona che si trova in queste condizioni si sente agitata, tesa, non riesce a riposare bene.

Quando il primo chakra è danneggiato veniamo assillati da problematiche legate alla sopravvivenza, la salute, il denaro, l’abitazione o il lavoro.

Gli istinti di sopravvivenza sono basilari all’interno dell’inconscio collettivo, come tendenze ereditarie e preferenze, che si sono fatte strada nella psiche umana nel corso dell’evoluzione. Se questi istinti naturali vengono negati vi è una frattura tra il risveglio della coscienza e il centro più profondo del nostro essere, siamo privati del corpo e scollegati dall’ambiente circostante.

Il demone del primo chakra è la paura, questa sorge quando la nostra sopravvivenza viene minacciata. La paura attiva il nostro corpo con sostanze come l’adrenalina per renderlo pronto all’azione e fronteggiare al meglio la minaccia; siamo ipervigili, ansiosi e agitati senza possibilità di rilassarci e lasciarci andare.

Se durante la nostra crescita il pericolo era spesso presente, allora il nostro programma di sopravvivenza di base sarà intriso di paura che è diventata a questo punto la nostra sola sicurezza per quanto possa sembrare paradossale. Essere in un continuo stato di allerta ci fa sentire al sicuro, il rilassamento aumenta il senso di disagio.

Tutto questo stress a cui viene sottoposto il corpo (e quindi le nostre fondamenta vacillano) alla lunga può causare vari tipi di disturbi (pressione alta, problemi allo stomaco, sistema immunitario debole, insonnia, stanchezza cronica ecc).

La paura ci risveglia dallo stato di abbandono e fiducia tipico dell’infante, quando infatti non possiamo affrontare la minaccia che ci spaventa, ci adattiamo alla paura e ci modelliamo intorno ad una contrazione e agitazione di base.

Combattere la paura equivale a rafforzare il primo chakra e stabilizzare le nostre fondamenta, rendendole capaci di sostenerci. Per far questo dobbiamo riuscire a comprendere la paura, capire da dove proviene, in che modo ci è stata utile in passato ecc. Il secondo passo è permettere al corpo di esprimere le risposte istintuali alla paura; se ci spinge a correre, gridare o ci rende rabbiosi, dobbiamo lasciare che il corpo manifesti queste risposte alla paura. Il terzo passo consiste nello sviluppare la forza e le risorse per affrontare in futuro situazioni di minaccia analoghe.

Quando avremo visto, compreso ed espresso la nostra paura allora essa potrà diventare nostra alleata, la paura infatti si basa sull’istinto di autoconservazione e, se abbiamo un rapporto sano con lei ci insegnerà a prenderci cura di noi stessi.

Muladhara è quindi il chakra della radice, le radici rappresentano il luogo da cui veniamo (la terra, gli antenati, la famiglia, la storia personale), non possiamo negare il nostro passato ed avere delle radici solide necessarie per uno sviluppo energetico buono. Per svilupparle dobbiamo individuare le radici della nostra infanzia, verificare in che terreno siamo nati e se necessario trapiantarci in un terreno migliore. D’altronde il primo chakra corrisponde proprio all’elemento terra. Per portare Muladhara alla coscienza è necessario essere consapevoli delle proprie radici, queste infatti spesso hanno influenze inconsce sul nostro comportamento legate ad aspetti del nostro passato.

Un primo chakra sano ci consente di radicarci energeticamente, questo ci offre una fonte di forza collegando il nostro corpo all’ambiente; fisicamente tutto questo avviene attraverso i piedi e le gambe che inviano al corpo l’energia che prendono dalla terra scaricando l’eccesso di nuovo al suolo.

Il nutrimento è la forma di supporto più importante per la nostra sopravvivenza, senza di questo crolliamo. Le persone che presentano una forma di collasso fisico, manifestano una mancanza di supporto nella loro vita, probabilmente mettono in discussione il loro diritto di esistere, si nutrono con difficoltà o soffrono di sindrome da abbandono.

I disturbi del comportamento alimentare sono spesso manifestazioni del primo chakra e della sua relazione con il nutrimento.

Essere in connessione con le nostre radici, ci consente di essere connessi con il nostro corpo e con il mondo fisico, ci da la forza per occuparci di noi stessi e di prenderci cura dell’ambiente che ci circonda (cucinare, pagare affitto, tasse mutuo, essere in ordine noi e la nostra casa ecc.). Per essere in grado di soddisfare le nostre necessità primarie dobbiamo essere in grado di trattare il nostro immediato ambiente fisico, trovare in esso ciò di cui necessitiamo per la conservazione nostra e dei nostri cari.

Il primo chakra è il più specifico e limitato nel sistema; una limitazione rappresenta un confine che separa qualcosa da quello che lo circonda per poterlo così definire. Il confine è una delimitazione necessaria che ci permette di avere qualcosa di intero. Per manifestare la nostra essenza dobbiamo accettare la nostra limitazione, in questo modo possiamo concentrarci su quello che vogliamo. Spesso le persone manifestano un attaccamento esagerato al concetto di libertà, si rifiutano di accettare qualsiasi tipo di limitazione abbastanza lunga da permettere alla persona di manifestare le sue necessità fondamentali. L’esito di tutto questo è che non hanno alcuna libertà, ma una schiavitù al livello di coscienza del primo chakra. Quando siamo in accordo con le limitazioni del primo chakra, la nostra energia aumenta e in maniera naturale si espande verso altri livelli. Se ci ribelliamo alle limitazioni rimaniamo nella modalità di sopravvivenza, se accettiamo il nostro limite diventiamo capaci di trascenderlo.

Quando veniamo separati dall’esperienza del nostro corpo, veniamo separati dalla nostra stessa vitalità, dall’esperienza del mondo circostante e dalla nostra più profonda verità di base. Diventiamo dissociati, le nostre azioni, scollegate dal corpo, diventano compulsive, non sono più alimentate dalla coscienza o dalle sensazioni, le svolgiamo solamente spinti da una qualche urgenza inconscia di trovare un ponte tra mente e corpo.

La sconnessione dal corpo è una sorta di epidemia culturale che oggi si va diffondendo molto rapidamente; è una forma di alienazione che ci separa dalle radici dell’esistenza. I lavori ripetitivi e degradanti che spesso svolgiamo annichiliscono i nostri sensi e ci disconnettono dalla gioia data dal contatto con il nostro corpo.

Molte persone diventano dipendenti da sostanze, addormentano la loro vitalità con cibo, droghe, sostanze tossiche e varie attività compulsive. Ci viene insegnato dalla cultura di riferimento e dalla religione a controllare il corpo attraverso la mente che è considerata superiore. Perfino il training degli psicoterapeuti solitamente ignora completamente il ruolo fondamentale che il corpo svolge per la salute mentale.